Dedicato a tutti i miei allievi che riescono, con la "modalità" occhio bovino, a sopravvivere a noi insegnanti
martedì 25 settembre 2012
Le crociere e i viaggi no frills
ww.viaggi24.ilsole24ore.com/WeekEnd/Mostre-Eventi/2012/09/nofrills-2012.php
domenica 16 settembre 2012
Bene, intendo cominciare questo anno scolastico prima di tutto dando un benvenuto ai ragazzi di 3B nuovissimi di zecca i quali ancora non sanno del blog. Bella classe anche se non vi ho ancora visti tutti.Poi ovviamente saluto i miei vecchi di quarta e quelli di quinta i quali stanno beatamente in stage.
Quest'anno vorrei fare funzionare questo benedetto blog un po' meglio. Cerchiamo di capire tutte le sue potenzialità e sfruttiamole.
Quest'anno vorrei fare funzionare questo benedetto blog un po' meglio. Cerchiamo di capire tutte le sue potenzialità e sfruttiamole.
sabato 15 settembre 2012
materiale per la 3 B
http://www.starnet.unioncamere.it/IL-TURISMO-NEL-FRIULI-VENEZIA-GIULIA_7A6656B285C444
cliccate sul documento in pdf e trovate il materiale
cliccate sul documento in pdf e trovate il materiale
giovedì 21 giugno 2012
domenica 13 maggio 2012
QUALCOSA IN PIU'
http://www.ebtuabruzzo.it/cgi-bin/dowmload/OSSERVATORIO_CROCIERE_MEDITERRANEO_11.pdf
Vi allego un file interessante sul traffico crocieristico
Vi allego un file interessante sul traffico crocieristico
venerdì 27 aprile 2012
sabato 7 aprile 2012
IL PIL PRODOTTO DA AZIENDE DI STRANIERI
76 miliardi di euro: il 5,5 per cento del Pil italiano è prodotto da aziende di stranieri
Le imprese di immigrati valgono il 13,8% della ricchezza prodotta nell'edilizia. La Toscana è la prima regione per Pil prodotto da queste aziende. La maggior parte al Nord e al Centro
Il 5,5 per cento del Pil italiano è prodotto da imprese condotte da stranieri. Questo è quanto “valgono” le 454mila aziende gestite da immigrati, secondo la Fondazione “Leone Moressa” di Venezia. In un anno hanno prodotto 76 miliardi di euro.
Il primato spetta all’edilizia, dove il 13,8 per cento della ricchezza prodotta nel settore viene da aziende di stranieri. Seguono il commercio con il 10,1 per cento, la manifattura con il 6,6 per cento e i servizi alle persone con il 6,3 per cento.
Fra le regioni spicca la Toscana, prima per Pil prodotto da aziende gestite da immigrati, il 7,7 per cento. Poi viene l’Emilia Romagna con il 6,7 per cento e terza il Friuli Venezia Giulia con un 6,4 per cento. Ad eccezione dell’Abruzzo che si colloca in questa classifica al quarto posto, l’Italia si divide in due: il contributo degli immigrati si fa più forte al Centro e al Nord, mentre al Sud l’incidenza del lavoro straniero arriva appena al 2,5 per cento in regioni quali la Campania e la Basilicata.
Tra tutte le regioni la Lombardia è invece quella in cui la componente straniera produce in assoluto la maggiore ricchezza in termini di valore aggiunto, superando i 18 miliardi di euro.
Il primato spetta all’edilizia, dove il 13,8 per cento della ricchezza prodotta nel settore viene da aziende di stranieri. Seguono il commercio con il 10,1 per cento, la manifattura con il 6,6 per cento e i servizi alle persone con il 6,3 per cento.
Fra le regioni spicca la Toscana, prima per Pil prodotto da aziende gestite da immigrati, il 7,7 per cento. Poi viene l’Emilia Romagna con il 6,7 per cento e terza il Friuli Venezia Giulia con un 6,4 per cento. Ad eccezione dell’Abruzzo che si colloca in questa classifica al quarto posto, l’Italia si divide in due: il contributo degli immigrati si fa più forte al Centro e al Nord, mentre al Sud l’incidenza del lavoro straniero arriva appena al 2,5 per cento in regioni quali la Campania e la Basilicata.
Tra tutte le regioni la Lombardia è invece quella in cui la componente straniera produce in assoluto la maggiore ricchezza in termini di valore aggiunto, superando i 18 miliardi di euro.
venerdì 6 aprile 2012
Pil in calo - Post per la 3 B
Istat, cala la propensione al risparmio delle famiglie, giù i profitti delle imprese
5 aprile 2012
Istat, cala il potere d'acquisto delle famiglie, giù i profitti delle imprese
Cala il potere d'acquisto delle famiglie
Cala anche il potere d'acquisto delle fùamiglie italiane dello 0,5% poichè nel 2011 i loro redditi sono cresciuti meno dell'inflazione. Nel 2011 il reddito disponibile delle famiglie in valori correnti è aumentato del 2,1%. Nell'ultimo trimestre dell'anno esso ha registrato un aumento dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dell'1,1% rispetto a quello orrispondente del 2010. Tenuto conto dell'inflazione, pertanto, il potere di acquisto delle famiglie nel 2011 è diminuito dello 0,5%. Nell'ultimo trimestre dell'anno la riduzione è stata dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell'1,9% rispetto al quarto trimestre del 2010.
Nel 2011 la quota di profitto delle società non finanziarie si è attestata al 40,4%, il valore più basso dal 1995, con una riduzione dell'1,1% rispetto al 2010. Nel quarto trimestre, è stata pari al 40,3%, (-0,6%) rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% rispetto al corrispondente periodo del 2010.
venerdì 30 marzo 2012
venerdì 23 marzo 2012
Turismo e ambiente: 3 B questo articolo è per voi
IL CASO
Rispetta l'ambiente e sei felice
vince il modello del Costarica
Il X Forum internazionale dell'Informazione per la Salvaguardia della Natura, organizzato dall'associazione culturale, quest'anno avrà sede a San José dal 30 ottobre al 3 novembre. Raccontando la storia di una nazione-modello per le politiche ambientali di SARA FICOCELLI
SECONDO il World Database of Happiness, il Costa Rica è il Paese più felice del mondo. E' anche per questo che il X Forum internazionale dell'Informazione per la Salvaguardia della Natura, organizzato dall'associazione culturale Greenaccord, quest'anno avrà sede qui, perché una nazione che adotta politiche ecosostenibili ed è sensibile alle tematiche ambientali e alla loro divulgazione, è sicuramente anche un posto "felice" in cui vivere, e viceversa.
"E' il Governo del Costa Rica ad aver scelto noi - spiega il presidente di Greenaccord, Alfonso Cauteruccio - : siamo stati invitati a trasferire il nostro Forum lì perché ritenuto un evento internazionale perfetto per far conoscere al mondo il modo in cui questa nazione valorizza il proprio capitale naturale".
Il Forum si terrà a San José, la capitale, dal 30 ottobre al 3 novembre, e il programma verrà presentato a Roma questa mattina nella sede dell'IILA (Istituto Italo-Latino Americano) da quindici nomi illustri del mondo economico, sociale e politico mondiale e da un centinaio di giornalisti esperti di tematiche ambientali e sviluppo sostenibile, affiancati dal presidente dell'IILA e ambasciatore del Costa Rica in Italia, Federico Ortuño Victory, da Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, e da Cauteruccio e Andrea Masullo, presidente e responsabile del Comitato scientifico di Greenaccord.
Obiettivo delle quattro giornate, l'approfondimento delle misure politico-economiche volte ad
"E' il Governo del Costa Rica ad aver scelto noi - spiega il presidente di Greenaccord, Alfonso Cauteruccio - : siamo stati invitati a trasferire il nostro Forum lì perché ritenuto un evento internazionale perfetto per far conoscere al mondo il modo in cui questa nazione valorizza il proprio capitale naturale".
Il Forum si terrà a San José, la capitale, dal 30 ottobre al 3 novembre, e il programma verrà presentato a Roma questa mattina nella sede dell'IILA (Istituto Italo-Latino Americano) da quindici nomi illustri del mondo economico, sociale e politico mondiale e da un centinaio di giornalisti esperti di tematiche ambientali e sviluppo sostenibile, affiancati dal presidente dell'IILA e ambasciatore del Costa Rica in Italia, Federico Ortuño Victory, da Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, e da Cauteruccio e Andrea Masullo, presidente e responsabile del Comitato scientifico di Greenaccord.
Obiettivo delle quattro giornate, l'approfondimento delle misure politico-economiche volte ad
assicurare una corretta gestione delle risorse naturali nei vari Paesi del pianeta, facendo il punto sul dopo "Rio+20", che si terrà a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno. Consapevole del ruolo cruciale giocato dai Paesi di sud e centroamerica nella gestione delle politiche ambientali globali, il Forum internazionale riaprirà il dibattito partendo proprio da quell'area e da un Paese che, grazie all'uso virtuoso delle materie prime (fondamentali sono state, in questi anni, la scelta di non utilizzare i giacimenti di petrolio, di preservare le foreste, di salvaguardare la ricchissima biodiversità del territorio, di dotarsi di una legislazione ambientale giudicata e premiata da un organismo internazionale come la migliore al mondo) e agli importanti investimenti nel campo dell'istruzione, della cultura e dell'ambiente, rappresenta oggi un esempio da seguire per le nazioni del sud del mondo e per Paesi avanzati come l'Italia.
Il tema dell'incontro sarà il rapporto tra "capitale umano e capitale naturale", in vista della costruzione di "un'economia capace di futuro". "Ci auguriamo di essere all'altezza delle aspettative - continua Cauteruccio - e di dar modo ai giornalisti invitati di sperimentare come realmente un'intera nazione possa porsi l'obiettivo il diventare "green", valorizzando il proprio immenso capitale naturale, la propria biodiversità, la propria legislazione all'avanguardia. Con la finalità di diventare, nel giro di pochi anni, interamente "carbon free" ".
Fedele nel suo impegno ambientale, il Costa Rica sta infatti lavorando per diventare entro il 2012 il primo Paese a zero emissioni di carbonio, ovvero con un bilancio pari a zero tra quelle di anidride carbonica e altri gas contaminanti e il CO2 assorbito dalle piante. "Questo grande progetto - spiega il consigliere dell'Ambasciata del Costa Rica, Olger Adonai Arias Sanchez - coinvolge tutti i settori, pubblici e privati. Già diverse industrie agrarie costarricensi hanno ottenuto la certificazione internazionale per il processo di produzione "carbone neutro" ma attualmente si stanno diffondendo produzioni di energia pulita quali quella idrica, eolica, geotermica e a pannelli solari. In Costa Rica più del 95% dell'energia elettrica che si consuma viene prodotta da fonti rinnovabili". Il Paese è insomma un punto di riferimento ecologico a livello mondiale, ed è ad oggi il più verde del mondo. Una piccola, grande nazione senza esercito, al primo posto nell'Indice di Impegno Ambientale dell'America Latina e quinta a livello mondiale, che ospita più del 5% della biodiversità del pianeta. Il Costa Rica è il terzo Paese con l'aria più pulita del mondo e l'unico ad aver protetto la maggior parte del proprio territorio, dato che circa il 30% è rappresentato da parchi naturali e riserve statali e più del 5% da aree protette private.
Un appuntamento che è dunque un riconoscimento importante per il Paese centroamericano e un traguardo per Greenaccord, alla luce di un percorso decennale denso di soddisfazioni: "Quella più grande - continua il presidente - è stata quando il nostro Forum è stato definito "l'appuntamento internazionale migliore nel campo del giornalismo ambientale", riconoscimento che deriva dalla formula semplice che abbiamo adottato finora, basata sul mostrare ai giornalisti il mondo della scienza con gli interventi dei migliori esperti mondiali, scelti per ogni campo. La difficoltà maggiore è invece stata sempre la stessa: trovare le risorse necessarie per lavorare con qualità e professionalità".
E in Italia, com'è la situazione? "Da noi è ancora vivo il dibattito su antropocentrismo e biocentrismo - spiega Cauteruccio - e si tende a dividere il capitale umano da quello naturale. Io credo che sia il momento di orientarsi verso un antropocentrismo moderato o "di relazione", basato su un'umanità che sa vivere in armonia con le persone e l'ambiente che lo circonda. E' questa l'unica premessa culturale che permetterà di stabilire un rapporto maturo tra capitale umano e capitale naturale. Poi verranno tutte le altre considerazioni".
Per raggiungere questo punto di equilibrio, la "green economy" diventa dunque un volano imprescindibile, l'unico capace di rilanciare l'economia su basi nuove e di garantire un futuro sostenibile alle generazioni che verranno. "Ci sono già tante aziende nostrane che hanno scelto questa strada - conclude il presidente di Greenaccord - e che stanno diventando esempi da imitare anche all'estero. La crisi che stiamo attraversando è anzitutto "di civiltà". E la green economy ha tutte le caratteristiche, compresa l'eticità, per aiutarci a puntare ad un futuro diverso".
Il tema dell'incontro sarà il rapporto tra "capitale umano e capitale naturale", in vista della costruzione di "un'economia capace di futuro". "Ci auguriamo di essere all'altezza delle aspettative - continua Cauteruccio - e di dar modo ai giornalisti invitati di sperimentare come realmente un'intera nazione possa porsi l'obiettivo il diventare "green", valorizzando il proprio immenso capitale naturale, la propria biodiversità, la propria legislazione all'avanguardia. Con la finalità di diventare, nel giro di pochi anni, interamente "carbon free" ".
Fedele nel suo impegno ambientale, il Costa Rica sta infatti lavorando per diventare entro il 2012 il primo Paese a zero emissioni di carbonio, ovvero con un bilancio pari a zero tra quelle di anidride carbonica e altri gas contaminanti e il CO2 assorbito dalle piante. "Questo grande progetto - spiega il consigliere dell'Ambasciata del Costa Rica, Olger Adonai Arias Sanchez - coinvolge tutti i settori, pubblici e privati. Già diverse industrie agrarie costarricensi hanno ottenuto la certificazione internazionale per il processo di produzione "carbone neutro" ma attualmente si stanno diffondendo produzioni di energia pulita quali quella idrica, eolica, geotermica e a pannelli solari. In Costa Rica più del 95% dell'energia elettrica che si consuma viene prodotta da fonti rinnovabili". Il Paese è insomma un punto di riferimento ecologico a livello mondiale, ed è ad oggi il più verde del mondo. Una piccola, grande nazione senza esercito, al primo posto nell'Indice di Impegno Ambientale dell'America Latina e quinta a livello mondiale, che ospita più del 5% della biodiversità del pianeta. Il Costa Rica è il terzo Paese con l'aria più pulita del mondo e l'unico ad aver protetto la maggior parte del proprio territorio, dato che circa il 30% è rappresentato da parchi naturali e riserve statali e più del 5% da aree protette private.
Un appuntamento che è dunque un riconoscimento importante per il Paese centroamericano e un traguardo per Greenaccord, alla luce di un percorso decennale denso di soddisfazioni: "Quella più grande - continua il presidente - è stata quando il nostro Forum è stato definito "l'appuntamento internazionale migliore nel campo del giornalismo ambientale", riconoscimento che deriva dalla formula semplice che abbiamo adottato finora, basata sul mostrare ai giornalisti il mondo della scienza con gli interventi dei migliori esperti mondiali, scelti per ogni campo. La difficoltà maggiore è invece stata sempre la stessa: trovare le risorse necessarie per lavorare con qualità e professionalità".
E in Italia, com'è la situazione? "Da noi è ancora vivo il dibattito su antropocentrismo e biocentrismo - spiega Cauteruccio - e si tende a dividere il capitale umano da quello naturale. Io credo che sia il momento di orientarsi verso un antropocentrismo moderato o "di relazione", basato su un'umanità che sa vivere in armonia con le persone e l'ambiente che lo circonda. E' questa l'unica premessa culturale che permetterà di stabilire un rapporto maturo tra capitale umano e capitale naturale. Poi verranno tutte le altre considerazioni".
Per raggiungere questo punto di equilibrio, la "green economy" diventa dunque un volano imprescindibile, l'unico capace di rilanciare l'economia su basi nuove e di garantire un futuro sostenibile alle generazioni che verranno. "Ci sono già tante aziende nostrane che hanno scelto questa strada - conclude il presidente di Greenaccord - e che stanno diventando esempi da imitare anche all'estero. La crisi che stiamo attraversando è anzitutto "di civiltà". E la green economy ha tutte le caratteristiche, compresa l'eticità, per aiutarci a puntare ad un futuro diverso".
(22 marzo 2012)
giovedì 22 marzo 2012
Volete che il titolo di studio abbia un valore o no?
http://video.repubblica.it/cronaca/lauree-perche-profumo-vuole-il-referendum/91065/89458
lunedì 19 marzo 2012
Andate a vedere questo link
Per quest'anno ci è sfuggito, ma si potrebbe organizzare per il prossimo (lo dico per la quarta)
http://www.fareturismo.it/italia2012/
http://www.fareturismo.it/italia2012/
giovedì 15 marzo 2012
Come avere gli sconti nei negozi e nei musei in tutta Europa
Ragazzi fatevi la CARTA GIOVANI EUROPEA, prima di andare in gita, può esservi davvero utile per avere gli sconti negli ingressi ai musei ma anche per fare degli acquisti.
Nella bacheca "Orientamento" (quella di fronte all'Aula di Pratica d'Agenzia)
troverete l'elenco di tutti gli Uffici di Tesseramento in FVG [da lunedì 19]
La Provincia di Udine in collaborazione con la Fondazione CRUP e l’Associazione Carta Giovani, ha attivato un’iniziativa, a cui hanno aderito 80 comuni tra i quali la Città di Latisana e la Città di Lignano Sabbiadoro grazie anche alla collaborazione delle locali sedi dell’ASCOM, per la distribuzione gratuita di un certo numero di tessere Carta Giovani Europea sul territorio.
La Carta Giovani è personale e nominativa e viene fornita su richiesta a tutti i ragazzi che hanno un’età tra i 14 ed i 29 anni compiuti. È utilizzabile in 39 paesi europei in cui esiste una organizzazione Carta Giovani (EYCA - European Youth Card Association). La tessera da diritto a sconti ed agevolazioni in tutti i settori d’interesse giovanile e consente di partecipare alle iniziative italiane ed europee dell’EYCA. La tessera gratuita ha una validità di due anni. Per chi abitasse in un comune dove non c'è punto di tesseramento, consiglio le due modalità seguenti: - raggiungere l'INFORMAGIOVANI di UDINE, che le rilascia anche su pagamento di quota associativa (11 euro all'anno); - associarsi online tramite paypal secondo le indicazioni contenute sul sito www.cartagiovani.it.
A Latisana è distribuita presso l’Informagiovani ai soli residenti e in ordine cronologico delle richieste, fino ad esaurimento della disponibilità, nei giorni e negli orari seguenti: LUN. h. 17.00/18.30; MER. h. 10.00/13.00; VEN. h. 15.30/18.30.
A Lignano Sabbiadoro è distribuita presso l’Informagiovani/PuntoGiò ai soli residenti e in ordine cronologico delle richieste, fino ad esaurimento della disponibilità, nei giorni e negli orari seguenti: MAR. e GIO. h. 16.00/19.00, SAB. h. 09.00/12.00.
Per tutti è necessario esibire un documento d’identità e portare con sé una fototessera. I minorenni dovranno essere accompagnati da un genitore, anch’esso munito di documento. I maggiorenni che non possono presentarsi personalmente in sede, dovranno munire chi li rappresenta di apposita delega e fotocopia del documento d'identità, nonché della fototessera.
E’ inoltre possibile contattare gli Informagiovani negli orari sopra indicati ai seguenti recapiti:
LATISANA - tel. 0431/516617, e-mail: info@progettogiovani.org.
LIGNANO - tel. 0431/723196, e-mail: infogio@lignano.org.
Oppure visitare il portale www.cartagiovani.it dove trovare tutte le informazioni relative agli sconti, alle agevolazioni, alle iniziative che l’Associazione offre.
domenica 11 marzo 2012
mercoledì 7 marzo 2012
Festa delle donne? Vecchia come il cucù infatti è una invenzione degli antichi romani
Festa delle donne alle calende di marzo
Curioso scoprire che esisteva una festa delle donne anche nel calendario religioso di Roma antica. Proprio come oggi la festa si teneva a marzo, più esattamente nel primo giorno del mese che i Romani chiamavano Calende.
Stiamo parlando dei Matronalia, celebrazioni in onore della dea Giunone Lucina, cui prendevano parte tutte le donne sposate (matronae) venerando la loro divinità protettrice con l’offerta dei primi fiori primaverili.
Dal poeta Ovidio sappiamo che in occasione di questa festa le devote chiedevano alla dea di aiutarle nel difficile momento del parto, e a tal fine intrecciavano erbe in fiore con cui realizzavano corone da mettere intorno al capo, per poi pregare Giunone con queste parole: “O Lucina, tu ci hai dato la luce … Tu sei propizia al voto delle partorienti” (Ov. Fasti 3, 252-256). Dai Fasti apprendiamo inoltre che le spose latine, quando stavano per partorire, scioglievano i propri capelli facendo fluire libera la chioma, invocando Giunone affinchè assicurasse loro un parto senza dolore (Ov. Fast. 3, 257-258).
Il parto, considerato simbolicamente lo scioglimento di un nodo, era un momento molto temuto poiché metteva in pericolo la vita di una donna, e per questo motivo intorno all’evento della nascita di un figlio veniva invocata la dea protettrice con rituali simbolici volti ad assicurare un esito favorevole sia per la madre che per il neonato. In tal senso va letta anche l’antica tradizione che vietava alle donne di entrare nel tempio di Giunone Lucina con qualcosa di annodato addosso.
Ma la festa delle matrone del primo marzo nell’antica Roma prevedeva un’altra insolita usanza che consisteva nel temporaneo rovesciamento dei ruoli sociali: in quel giorno unico e speciale, infatti, le matrone dovevano servire a tavola la servitù, trasgredendo la regola consuetudinaria che valeva per tutto il resto dell’anno.
Questo rituale che potremmo definire di rottura dell’ordine sociale, aveva luogo nel giorno dei Matronalia e somigliava per certi aspetti a quello che si teneva a dicembre, in occasione di un’altra importante festa del calendario di Roma antica: i Saturnalia.
Pare che il ribaltamento dei ruoli avesse a che fare con l’inizio del nuovo anno: le calende di marzo segnavano infatti il capodanno romano. Nulla di trasgressivo e di rivoluzionario, anzi pare che il rituale avesse la funzione di rendere ancora più evidente il ristabilimento dei rispettivi ruoli sociali. E’ come se lo scambio delle parti per un giorno fosse servito a sottolineare e a ribadire che per tutto il resto dell’anno gli schiavi avrebbero dovuto agire da schiavi e i padroni da padroni.
Potrebbe inoltre stupire che proprio nel primo giorno di marzo – mese che non a caso Romolo chiamò Martius dedicandolo a suo padre Marte – anziché celebrare il dio della guerra e dell’agricoltura Roma celebrasse Giunone Lucina. Ci si potrebbe chiedere, infatti, perché nel calendario festivo di Roma antica protagonista del capodanno non era Marte, rappresentante della virilità e della forza procreativa maschile, bensì sua madre Giunone, protettrice della famiglia e delle nascite?
Sappiamo per certo che almeno dal 375 a.C. – anno in cui Plinio ci dice che fu dedicato a Giunone Lucina un tempio sull’Esquilino – il primo giorno di marzo era consacrato alla dea madre e non a Marte.
Che le matrone di Roma fossero divenute più consapevoli della propria forza generatrice e più coscienti del proprio ruolo all’interno del matrimonio? Difficile dare una risposta.
Nemmeno Ovidio, che nel suo poema provò a chiedere direttamente a Marte il perchè di una festa delle donne nel mese a lui dedicato, riuscì a chiarire del tutto il dubbio: “Dimmi perchè ti festeggiano le matrone, mentre tu sei connesso alle attività virili?” chiede il poeta a Marte nel terzo libro dei Fasti (Ov. Fast. 3, 169).
Forse in ricordo dell’atto di pace tra romani e sabini, reso possibile dalla mediazione di quelle mitiche donne sabine che in seguito al ratto erano ormai divenute spose dei Romani. Questo sembra suggerire Marte in tutta risposta. O forse perchè a marzo “agli alberi tornano le foglie distaccate dal freddo e le gemme si gonfiano di linfa sul tenero tralcio … con ragione le madri latine per cui è voto e milizia il parto, onorano questa stagione feconda” (3, 236-244)
Di fronte all’imbarazzante domanda di Ovidio, il dio Marte sembra quasi voler chiudere bruscamente la questione, rispondendo così: “Ciò che chiedi appare evidente ai tuoi occhi. Mia madre ama le spose, la folla delle madri celebra la mia festa” (3, 250-251).
Antonella Bazzoli - 1 marzo 2010
Da leggere:
Ovidio, I Fasti, ed.BUR 2006
Dario Sabbatucci, La religione di Roma antica, ed. SEAM 1988
Stiamo parlando dei Matronalia, celebrazioni in onore della dea Giunone Lucina, cui prendevano parte tutte le donne sposate (matronae) venerando la loro divinità protettrice con l’offerta dei primi fiori primaverili.
Dal poeta Ovidio sappiamo che in occasione di questa festa le devote chiedevano alla dea di aiutarle nel difficile momento del parto, e a tal fine intrecciavano erbe in fiore con cui realizzavano corone da mettere intorno al capo, per poi pregare Giunone con queste parole: “O Lucina, tu ci hai dato la luce … Tu sei propizia al voto delle partorienti” (Ov. Fasti 3, 252-256). Dai Fasti apprendiamo inoltre che le spose latine, quando stavano per partorire, scioglievano i propri capelli facendo fluire libera la chioma, invocando Giunone affinchè assicurasse loro un parto senza dolore (Ov. Fast. 3, 257-258).
Il parto, considerato simbolicamente lo scioglimento di un nodo, era un momento molto temuto poiché metteva in pericolo la vita di una donna, e per questo motivo intorno all’evento della nascita di un figlio veniva invocata la dea protettrice con rituali simbolici volti ad assicurare un esito favorevole sia per la madre che per il neonato. In tal senso va letta anche l’antica tradizione che vietava alle donne di entrare nel tempio di Giunone Lucina con qualcosa di annodato addosso.
Ma la festa delle matrone del primo marzo nell’antica Roma prevedeva un’altra insolita usanza che consisteva nel temporaneo rovesciamento dei ruoli sociali: in quel giorno unico e speciale, infatti, le matrone dovevano servire a tavola la servitù, trasgredendo la regola consuetudinaria che valeva per tutto il resto dell’anno.
Questo rituale che potremmo definire di rottura dell’ordine sociale, aveva luogo nel giorno dei Matronalia e somigliava per certi aspetti a quello che si teneva a dicembre, in occasione di un’altra importante festa del calendario di Roma antica: i Saturnalia.
Pare che il ribaltamento dei ruoli avesse a che fare con l’inizio del nuovo anno: le calende di marzo segnavano infatti il capodanno romano. Nulla di trasgressivo e di rivoluzionario, anzi pare che il rituale avesse la funzione di rendere ancora più evidente il ristabilimento dei rispettivi ruoli sociali. E’ come se lo scambio delle parti per un giorno fosse servito a sottolineare e a ribadire che per tutto il resto dell’anno gli schiavi avrebbero dovuto agire da schiavi e i padroni da padroni.
Potrebbe inoltre stupire che proprio nel primo giorno di marzo – mese che non a caso Romolo chiamò Martius dedicandolo a suo padre Marte – anziché celebrare il dio della guerra e dell’agricoltura Roma celebrasse Giunone Lucina. Ci si potrebbe chiedere, infatti, perché nel calendario festivo di Roma antica protagonista del capodanno non era Marte, rappresentante della virilità e della forza procreativa maschile, bensì sua madre Giunone, protettrice della famiglia e delle nascite?
Sappiamo per certo che almeno dal 375 a.C. – anno in cui Plinio ci dice che fu dedicato a Giunone Lucina un tempio sull’Esquilino – il primo giorno di marzo era consacrato alla dea madre e non a Marte.
Che le matrone di Roma fossero divenute più consapevoli della propria forza generatrice e più coscienti del proprio ruolo all’interno del matrimonio? Difficile dare una risposta.
Nemmeno Ovidio, che nel suo poema provò a chiedere direttamente a Marte il perchè di una festa delle donne nel mese a lui dedicato, riuscì a chiarire del tutto il dubbio: “Dimmi perchè ti festeggiano le matrone, mentre tu sei connesso alle attività virili?” chiede il poeta a Marte nel terzo libro dei Fasti (Ov. Fast. 3, 169).
Forse in ricordo dell’atto di pace tra romani e sabini, reso possibile dalla mediazione di quelle mitiche donne sabine che in seguito al ratto erano ormai divenute spose dei Romani. Questo sembra suggerire Marte in tutta risposta. O forse perchè a marzo “agli alberi tornano le foglie distaccate dal freddo e le gemme si gonfiano di linfa sul tenero tralcio … con ragione le madri latine per cui è voto e milizia il parto, onorano questa stagione feconda” (3, 236-244)
Di fronte all’imbarazzante domanda di Ovidio, il dio Marte sembra quasi voler chiudere bruscamente la questione, rispondendo così: “Ciò che chiedi appare evidente ai tuoi occhi. Mia madre ama le spose, la folla delle madri celebra la mia festa” (3, 250-251).
Antonella Bazzoli - 1 marzo 2010
Da leggere:
Ovidio, I Fasti, ed.BUR 2006
Dario Sabbatucci, La religione di Roma antica, ed. SEAM 1988
Commenti
Bene, molti dicono che non si può fare un commento. Ma forse basta cliccare sulla parola "commenti" e poi è tutto automatico, a me è riuscito, fatemi sapere se ci sono problemi, l'hacker che è in me troverà una soluzione
Io ci provo ... vediamo chi dice sì
Che ne direste di avere già un posticino assicurato all'università prima della matura?
Sono a disposizione (basta chiedere) i test di Matematica effettuati dall'Università di Udine per
l'ingresso. So che morite dalla voglia di fare qualche esercizio a Pasqua.
http://corrieredelveneto.corriere.it/padova/notizie/universita/2012/2-marzo-2012/economia-test-d-ingresso-ad-aprile-anticipare-luiss-bocconi-2003516449120.shtml
Sono a disposizione (basta chiedere) i test di Matematica effettuati dall'Università di Udine per
l'ingresso. So che morite dalla voglia di fare qualche esercizio a Pasqua.
http://corrieredelveneto.corriere.it/padova/notizie/universita/2012/2-marzo-2012/economia-test-d-ingresso-ad-aprile-anticipare-luiss-bocconi-2003516449120.shtml
martedì 6 marzo 2012
Il Principe di Homburg
Gli ultimi 3 post sono il frutto della mente vulcanica di Patrizia (IV B) che, dopo avere intasato la mia mail, ha chiesto (ed ottenuto ) che io pubblicassi le sue proposte sul nostro blog! Et voilà
9 marzo 2012, ore 21
Cormòns (GO), Teatro Comunale
Il principe di Homburg
di Heinrich von Kleist
traduzione e regia di Cesare Lievi
drammaturgia Peter Iden
Teatro Nuovo Giovanni da Udine
CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
Mettere in scena oggi Il principe di Homburg di Kleist non è solo ricordare il duecentesimo anno della sua morte - anniversario che tra l'altro sarà celebrato con l'uscita del volume della sua opera completa nei "Meridiani" Mondadori - ma significa fare il punto della tenuta culturale e umana della poesia di uno tra i più sconvolgenti e contradditori poeti drammatici del passato.
Al di là del prussianesimo di cui è imbevuto, c'è nel suo teatro qualcosa che parla con urgenza allo spettatore d'oggi? E se c'è, in che cosa consiste, e come si articola?
La nuova messa in scena di Cesare Lievi vuole rispondere a queste domande e per farlo si concentra non tanto sul dramma di chi si trova dilaniato tra sentimento e legge, libertà e obbedienza, inconscio e norma, ma sulla proposta kleistiana (tutta moderna) di una possibile soluzione: da ogni conflitto si esce grazie a un sogno. Non importa se è destinato a cedere e crollare sotto il principio di realtà. Questa non è assoluta: in essa si può annidare un altro sogno in grado di metterla in discussione, e così via all'infinito.
Senza sogno, senza la sua forza, non c'è vita.
In uno spazio neoclassico, sospeso e irreale, dieci attori sempre in scena daranno vita, con la fluidità, la precisione e la vaghezza tipica dei sogni, a una vicenda fortemente drammatica e incalzante, in cui l'immaginazione (e l'inconscio che la determina) si presenta come forza fondamentale per decidere la vita, il suo senso e il suo destino.
"A simple life"
“A
SIMPLE LIFE”
DALL’
8 MARZO NELLE SALE ITALIANE
Udine
- Con il logo della friulana Tucker Film (“Departures”, “Poetry”), giovedì 8
marzo – Giorno della Donna – esce nella sale italiane il film “A Simple
Life”. Diretto dalla
regina della Nouvelle Vague di Hong Kong, Ann Hui, e premiato alla Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 68. con la Coppa Volpi per la
migliore interpretazione femminile - consegnata all’attrice Deanie Ip -, il film
nella sua edizione italiana porta la firma di Elettra Caporello, nome illustre
dei dialoghisti italiani, da vent’anni adattatrice di tutti i film di Woody
Allen.
In contemporanea con l’uscita di Hong Kong, “A Simple Life” tra l’8 e il 9 marzo raggiungerà gli schermi di 20 città italiane lungo tutta la penisola.
In contemporanea con l’uscita di Hong Kong, “A Simple Life” tra l’8 e il 9 marzo raggiungerà gli schermi di 20 città italiane lungo tutta la penisola.
A Milano “A
Simple Life”, da venerdì 9 marzo, “entrerà in cartellone” al Cinema
Apollo e a Roma all’Alcazar e al Fiamma.
Giovedì
8 marzo, all’Alcazar di Roma alle ore 21.00, il film sarà introdotto da Marco
Müller.
In Friuli Venezia Giulia il film sarà al Visionario di Udine giovedì 8 alle ore 21.00 all’interno
dell’evento speciale Calendidonna 2012; a
Pordenone a Cinemazero e a Trieste al Cinema Giotto.
Tratto da una storia
vera e in equilibrio tra melodramma e commedia,
“A Simple Life” racconta la tenera amicizia tra la domestica Tao e il
suo giovane padroncino, il produttore cinematografico Roger Lee. Tao è al
servizio della famiglia del produttore da 60 anni e di lui si prende cura come
se fosse un figlio. Ma le semplici cose della vita invertiranno presto i loro
ruoli e il racconto della loro relazione, della loro ricchezza di affetti, si
trasformerà quindi in un apologo sull’amore filiale, che non teme le differenze
sociali, il decadimento del corpo e il trascorrere delle stagioni.
Ann
Hui
ha diretto più di 20 lungometraggi e ha vinto numerosi premi, tra cui nel 1996
l’Orso d’Argento a Berlino con “Summer
Snow”. Nel 2009, il Far East Film Festival di Udine ha omaggiato
il cinema di Ann Hui con una retrospettiva che comprendeva anche i suoi lavori
televisivi. Inoltre è la prima regista donna ad ottenere l’Oscar Asiatico
(Premio alla Carriera) che le sarà consegnato durante una serata di Gala agli
Asian Film Awards a Hong Kong il prossimo 21
marzo.
La
Tucker Film nasce dall’unione
d’intenti tra il Centro Espressioni Cinematografiche di Udine (organizzatore del
Far East Film Festival) e Cinemazero di Pordenone.
Pollice verde
ATTESO
COME LA PRIMAVERA, POLLICE VERDE RITORNA IN FIERA A GORIZIA DAL 23 AL 25 MARZO…
…
e nel successivo week-end, un nutrito gruppo di espositori di Pollice Verde
sarà presente in Corso Verdi nel quadro
della “ Festa di Primavera” organizzata dal Comune.
Sono già un centinaio gli espositori che hanno aderito all’8 edizione di POLLICE VERDE, la Mostra-Mercato
dedicata al giardino, all’orto, al verde urbano, all’ecologia, a quello che
concerne il piacere di vivere l’aria aperta e che quest’anno, dal 23 al 25 marzo, tornerà nella sua “sede
naturale”, ossia nel quartiere fieristico a Gorizia. Un ritorno atteso e
gradito dopo la “performance cittadina” dello scorso anno in centro città, nel
mentre proseguivano i lavori di ristrutturazione nel quartiere di via della
Barca.
Considerato, però, il successo “open
air” dell’anno scorso, la manifestazione, grazie ad un accordo tra Fiera e
Comune, proseguirà e troverà anche
quest’anno un suo “format cittadino” nella “Festa di Primavera” che si svolgerà
in centro città nel weekend successivo, il 31 marzo e 1° aprile.
Maggiori dettagli su POLLICE VERDE 2012 e sulla Festa di Primavera a
Gorizia saranno illustrati nel corso della conferenza stampa congiunta che
Fiera, Comune e Camera di Gorizia organizzeranno nel capoluogo isontino nei
prossimi giorni.
L’attesa per POLLICE VERDE è alta e sentita, come è sentito l’arrivo della
stagione primaverile, foriera di cose nuove e belle, di voglia di cambiare e di
rinnovare non solo gli abiti, l’alimentazione, le abitudini quotidiane stando
più volentieri all’aria aperta, ma anche ciò che ci circonda: il riferimento più immediato e tangibile è la
propria casa e quindi il giardino, l’orto e il terrazzo.
A queste “estensioni” del nostro modo di essere e di vivere dedichiamo in
questa stagione un’attenzione del tutto particolare trovando giovamento e
soddisfazione per l’impegno che mettiamo nel lavorare la terra, nel seminare,
nel curare le piante e nel vederle crescere.
Stando alle statistiche che misurano la passione e la dedizione ai fiori e
agli ortaggi, 2 italiani su 3 hanno il “pollice verde” e, contrariamente a
quanto si possa pensare, gli uomini dedicano un po’ più di tempo delle donne a
queste mansioni. Sta di fatto che POLLICE VERDE richiama ogni anno un pubblico
vastissimo ed eterogeneo, proveniente non solo dall’isontino e dalle altre
province del F.V.G., ma anche dalla Slovenia. Un pubblico motivato
all’acquisto, abituato a trovare una vasta scelta di prodotti e facilitato alla
visita in Fiera anche dalla formula, ormai tradizionale, dell’ingresso
gratuito.
Il profilo merceologico di POLLICE VERDE comprende, oltre a fiori, piante e
ortaggi, anche prodotti e idee per la loro coltivazione, attrezzature e
macchinari per il giardinaggio, arredo per esterno, vasi e cesti, coltivazione
e alimentazione biologica e biodinamica, soluzioni per il verde urbano, parchi,
giardini e terrazzi, editoria di settore e, in “Verde Pollicino” le attività e
le proposte di eco-didattica e di educazione ambientale rivolte ai bambini e
alle loro famiglie.
L’edizione 2012 di POLLICE VERDE, patrocinata dal Comune di Gorizia,
realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio di Gorizia e
sponsorizzata dalla Federazione Banche di Credito Cooperativo del F.V.G. e da
Confcooperative F.V.G., sarà visitabile con INGRESSO LIBERO ed orario continuato dalle 10.00 alle 20.00.
lunedì 5 marzo 2012
Quarta B Compito in classe
Le seguenti slide non saranno oggetto del compito:
dalla 17 alla 25
la 45 e la 46
la 54
e dalla 57 alla 63
dalla 17 alla 25
la 45 e la 46
la 54
e dalla 57 alla 63
I peggiori turisti del mondo? Non sono gli italiani
LO STUDIO INDIVIDUA ANCHE ALTRI TREND SULLE ABITUDINI DI VIAGGIO
UN AMERICANO A ROMA – Secondo una recente ricerca, infatti l’americano in vacanza assomiglia vagamente a una caricatura di sé stesso. Eterno berrettino e sorriso perennemente stampato in faccia, molti di loro spesso sono sprovvisti di passaporto, non sanno staccare la spina (nel vero senso della parola, perché sono sempre connessi) e hanno una sorta di calamita verso qualsiasi tipo di guaio: perdono puntualmente il bagaglio e la coincidenza, non hanno i documenti in regola, rimangono senza contanti, collezionano fregature e, last but not least, non trovano il bagno in tempo. Questo è il ritratto che emerge da un sondaggio promosso da uno dei maggiori player mondiali nel settore dei coupon online (o social buying), LivingSocial (simile a Groupon), che ha commissionato alla società di ricerche del settore Mandala Research l’analisi sui comportamenti e la percezione dei viaggiatori di una parte del mondo, individuando alcuni stereotipi interessanti.
L’INDAGINE - Il sondaggio ha coinvolto 5.600 volontari, quattromila dei quali americani, e altre 1600 persone distribuite tra Australia, Canada, Irlanda, Gran Bretagna. Agli intervistati è stato chiesto di rispondere ad alcune domande riguardanti la condotta dei turisti appartenenti a 16 nazioni differenti e ne è emerso un ritratto fedele e umoristico di quello che i viaggiatori pensano dei viaggiatori. La prima certezza è che gli americani vengono percepiti come i turisti più catastrofici da sé stessi, dai canadesi e dagli australiani. Gli irlandesi invece considerano peggiori gli inglesi nell’arte del viaggiare e questi ultimi attribuiscono la palma dei worst tourists ai tedeschi. Il dato più vistoso riguarda comunque l’opinione che la popolazione americana ha di sé stessa, decisamente negativa in termini di saper viaggiare. Il viaggiatore statunitense viene anche molto criticato per l’insufficiente adattabilità (ancor più grave considerato il vantaggio linguistico). Seguono nella classifica dei peggiori i turisti cinesi, francesi, giapponesi (molto penalizzati dall’ossessione per le foto) e russi. Gli italiani sono al dodicesimo posto e vengono spesso derisi per la loro attenzione eccessiva al brand e al look: «Non è difficile vedere una donna italiana arrampicarsi per i pendii che portano al Machu Picchu in tacchi vertiginosi e borsetta di Gucci».
ALTRE INFORMAZIONI – Ma il sondaggio fotografa altre caratteristiche del turista medio: per esempio quattro americani su dieci hanno rubato qualcosa in hotel, nascondendo nella valigia furtivamente un po’ di tutto. Dalle ciabatte agli asciugamani (molto ricorrenti), dalla Bibbia all’ombrello per finire persino con l’ingombrante cuscino. Altro elemento di riflessione è l’esterofilia americana, del tutto inaspettata: pare infatti che non sia per nulla vero che gli americani viaggiano solo a casa propria. Il 78% dei turisti a stelle e strisce ha visitato almeno una città straniera e il 61% di loro ha optato per varie destinazioni straniere nei propri viaggi. Va detto ancora che sono sempre gli americani quelli più avari nei giorni di vacanza, con una media di 16 giorni a viaggio contro i 27 degli australiani. Le mete più ambite del turismo sono infine considerate la grande barriera corallina in Australia, la Tour Eiffel, le piramidi egiziane e il Colosseo. Vale per tutti infine il trend della staycation (spendere le ferie a casa propria, in totale relax), che nel 2011 ha riguardato il 65% degli intervistati. Insomma, anche il turista più sveglio e scafato ogni tanto desidera semplicemente una vacanza a casa propria. Magari per vederla con occhi più curiosi.
I peggiori turisti del mondo? Gli americani
Gli statunitensi si considerano i turisti più problematici. Lo svela un sondaggio promosso dal sito LivingSocial
LO STUDIO INDIVIDUA ANCHE ALTRI TREND SULLE ABITUDINI DI VIAGGIO
I peggiori turisti del mondo? Gli americani
Gli statunitensi si considerano i turisti più problematici. Lo svela un sondaggio promosso dal sito LivingSocial
(Fotogramma)
MILANO - Il popolo più disastroso nei viaggi? Gli americani, senza concorrenti: lo pensano persino gli americani. UN AMERICANO A ROMA – Secondo una recente ricerca, infatti l’americano in vacanza assomiglia vagamente a una caricatura di sé stesso. Eterno berrettino e sorriso perennemente stampato in faccia, molti di loro spesso sono sprovvisti di passaporto, non sanno staccare la spina (nel vero senso della parola, perché sono sempre connessi) e hanno una sorta di calamita verso qualsiasi tipo di guaio: perdono puntualmente il bagaglio e la coincidenza, non hanno i documenti in regola, rimangono senza contanti, collezionano fregature e, last but not least, non trovano il bagno in tempo. Questo è il ritratto che emerge da un sondaggio promosso da uno dei maggiori player mondiali nel settore dei coupon online (o social buying), LivingSocial (simile a Groupon), che ha commissionato alla società di ricerche del settore Mandala Research l’analisi sui comportamenti e la percezione dei viaggiatori di una parte del mondo, individuando alcuni stereotipi interessanti.
L’INDAGINE - Il sondaggio ha coinvolto 5.600 volontari, quattromila dei quali americani, e altre 1600 persone distribuite tra Australia, Canada, Irlanda, Gran Bretagna. Agli intervistati è stato chiesto di rispondere ad alcune domande riguardanti la condotta dei turisti appartenenti a 16 nazioni differenti e ne è emerso un ritratto fedele e umoristico di quello che i viaggiatori pensano dei viaggiatori. La prima certezza è che gli americani vengono percepiti come i turisti più catastrofici da sé stessi, dai canadesi e dagli australiani. Gli irlandesi invece considerano peggiori gli inglesi nell’arte del viaggiare e questi ultimi attribuiscono la palma dei worst tourists ai tedeschi. Il dato più vistoso riguarda comunque l’opinione che la popolazione americana ha di sé stessa, decisamente negativa in termini di saper viaggiare. Il viaggiatore statunitense viene anche molto criticato per l’insufficiente adattabilità (ancor più grave considerato il vantaggio linguistico). Seguono nella classifica dei peggiori i turisti cinesi, francesi, giapponesi (molto penalizzati dall’ossessione per le foto) e russi. Gli italiani sono al dodicesimo posto e vengono spesso derisi per la loro attenzione eccessiva al brand e al look: «Non è difficile vedere una donna italiana arrampicarsi per i pendii che portano al Machu Picchu in tacchi vertiginosi e borsetta di Gucci».
ALTRE INFORMAZIONI – Ma il sondaggio fotografa altre caratteristiche del turista medio: per esempio quattro americani su dieci hanno rubato qualcosa in hotel, nascondendo nella valigia furtivamente un po’ di tutto. Dalle ciabatte agli asciugamani (molto ricorrenti), dalla Bibbia all’ombrello per finire persino con l’ingombrante cuscino. Altro elemento di riflessione è l’esterofilia americana, del tutto inaspettata: pare infatti che non sia per nulla vero che gli americani viaggiano solo a casa propria. Il 78% dei turisti a stelle e strisce ha visitato almeno una città straniera e il 61% di loro ha optato per varie destinazioni straniere nei propri viaggi. Va detto ancora che sono sempre gli americani quelli più avari nei giorni di vacanza, con una media di 16 giorni a viaggio contro i 27 degli australiani. Le mete più ambite del turismo sono infine considerate la grande barriera corallina in Australia, la Tour Eiffel, le piramidi egiziane e il Colosseo. Vale per tutti infine il trend della staycation (spendere le ferie a casa propria, in totale relax), che nel 2011 ha riguardato il 65% degli intervistati. Insomma, anche il turista più sveglio e scafato ogni tanto desidera semplicemente una vacanza a casa propria. Magari per vederla con occhi più curiosi.
Emanuela Di Pasqua5 marzo 2012 | 10:55© RIPRODUZIONE RISERVATA
domenica 4 marzo 2012
sabato 3 marzo 2012
Vacanza rovinata, ai danni ci pensa il Codice del Turismo
Novità recente
La fattispecie che descrive al meglio le vicende degli ospiti della nave è il cosiddetto «danno da vacanza rovinata». Una novità recente per il nostro ordinamento, che si aggiunge ai "classici" danni morali o extrapatrimoniali o esistenziali - introdotta dal nuovo Codice del Turismo (Dlgs 79/2011) emanato dal Governo lo scorso anno.
L'impulso della giurisprudenza europea
All'articolo 47, il Codice disciplina espressamente il risarcimento del «danno da vacanza rovinata», evento ricorrente soprattutto nella giurisprudenza dei Giudici di pace, ma priva a lungo di un preciso riferimento normativo. A monte, una sentenza della Corte di giustizia Ue del marzo 2002 secondo cui il consumatore ha diritto al risarcimento del danno morale derivante dall'inadempimento o dalla cattiva esecuzione delle prestazioni fornite in occasione di un viaggio «tutto compreso». Alla sentenza europea sono quindi seguiti anni di sentenze nazionali con cui più volte i nostri giudici sono tornati sull'argomento, fino all'inquadramento nel Codice, con l'obiettivo di delimitare chiaramente le fattispecie nelle quali è ammessa la risarcibilità del danno da vacanza rovinata. Come spiega la relazione illustrativa, si trattava di eliminare «l'incertezza del diritto che allo stato regna sovrana nella giurisprudenza dei Giudici di pace, con grave nocumento per gli operatori turistici (piccole agenzie di viaggio e tour operator, nonché piccoli albergatori)».
Codice del Turismo: cosa dice l'articolo 47
L'articolo 47 prevede che il turista, nel caso in cui l'inadempimento o inesatta esecuzione delle prestazioni oggetto del pacchetto turistico non sia di scarsa importanza (nei termini regolati dall'articolo 1455 del Codice civile) possa «chiedere, oltre e indipendentemente dalla risoluzione del contratto,un risarcimento del danno subito correlato al tempo di vacanza inutilmente trascorso e all'irripetibilità dell'occasione perduta».
Tutela solo per i "pacchetti turistici"
Per potersi avvalere della tutela risarcitoria garantita dall'articolo 47 è necessario che la vacanza rovinata per «inadempimento o inesatta esecuzione delle prestazioni» previste sia quella connessa all'acquisto di un "pacchetto turistico", le cui caratteristiche sono fissate dall'articolo 34 dello stesso Codice. In particolare, il "pacchetto" deve avere a oggetto «i viaggi, le vacanze, i circuiti tutto compreso, le crociere turistiche» risultanti dalla combinazione di almeno due dei seguenti elementi venduti ad un prezzo forfettario: trasporto; alloggio; servizi turistici non accessori a trasporto e alloggio. Questi ultimi debbono costituire, «per la soddisfazione delle esigenze ricreative del turista, parte significativa del pacchetto turistico».
venerdì 2 marzo 2012
Dal sito della università Luiss un link su come si prepara una tesina per la maturità
giovedì 1 marzo 2012
"Il mio sogno di aprire un ostello nell’Italia inospitale”
Leggete questa lettera al Corriere della Sera
leggetevi anche il commento ...
Sono un giovane ragazzo che attualmente vive e lavora a Bruxelles ma che custodisce ormai da anni un sogno, ovvero quello di tornare in Italia e poter aprire un ostello per viaggiatori low cost a Milano, una di quelle strutture che fioriscono ovunque nel mondo e che danno la possibilità a giovani coraggiosi, socievoli e abili con le lingue di potersi creare un’attività imprenditoriale redditizia.
Ho sempre viaggiato molto per passione ed un giorno rimasi piacevolmente colpito quando un trentenne australiano a Spalato mi raccontò di come con la liquidazione e un pò di risparmi, fosse venuto in Croazia ad aprire un ostello e di come a distanza di anni, grazie al boom di turisti, fosse riuscito ad aprire anche un’altra struttura dando quindi vita ad una piccola catena di ostelli.
All’epoca, vista anche l’ingenuità data dalla giovane età, sognavo di poter tornare un giorno in Italia e provare ad emulare quel ragazzo australiano, purtroppo però quando pochi mesi fa, decisi effettivamente di informarmi in tal proposito, ecco che il sogno si scontrò violentemente con la triste realtà che avvolge il mondo dell’imprenditoria e dell’innovazione in Italia, nella fattispecie quella di Milano. Dal sito della Camera di Commercio di Milano ecco cosa serve per aprire un ostello nel nostro Paese:
Come si può ben notare, il concetto di ostello risulta ad appannaggio di enti o associazioni no profit e non può assolutamente, come negli altri paesi, essere considerata un’attività d’impresa volta al profitto slegata da finalità socio educative.
Come prova consiglio di cercare un ostello a Milano su siti come hostelbookers.com o hostelworld.com, rimarrete piacevolmente sorpresi nel notare come tutti i risultati indicizzati saranno degli hotel di bassa categoria (1/2 stelle) estremamenti lontani dall’idea di ostello.
Le ragioni di un’anomalia tutta italiana come questa sono facilmente intuibili: da un lato gli albergatori hanno sempre fatto pressioni affinchè non ci fosse una diretta concorrenza nel settore che spingesse i prezzi verso il basso, nonostante sia evidente come ciò genererebbe un aumento nei volumi del turismo di cui tutto il tessuto economico cittadino beneficierebbe.
Dall’altro lato invece l’offerta di posti letto a prezzi popolari è risultata essere una gallina dalle uova d’oro (per giunta esentassa ICI) per tutte quelle strutture, colonie, etc gestite dalle diocesi e dalle associazioni semi-caritatevoli che purtroppo a causa di un background culturale anacronistico e dei già menzionati limiti legislativi non sono mai riusciti ad essere in grado di uniformarsi alle esigenze di una nuova clientela internazionale .
Due esempi su tutti? L’obbligo di rientrare entro la mezzanotte pena notte all’addiaccio e il divieto di consumare alcolici nei bar della struttura, risulta difficile immaginare, per chiunque abbia alloggiato in ostelli europei, che un giovane backpacker australiano intento a girare l’Europa o un gruppo di americani alla ricerca di baldoria e divertimento siano in grado di comprendere ed accettare tali limitazioni.
Molto più semplicemente l’anno successivo questi turisti prediligeranno paesi con un’offerta più accattivante come la vicina Croazia, la Grecia o meglio ancora la Spagna, un paese che grazie ad un intelligente equilibrio tra prezzi e servizi nel 2011 ha fatto segnare un 7,8% in più di pernottamenti rispetto l’anno precedente, mentre l’Italia, pur mantenendo un valore assoluto piuttosto alto, è stato l’unico paese a mostrare una flessione del 1,2% rispetto al 2010 (fonte Eurostat).
Mi auguro con tutto il cuore che l’apparente sensibilità del nuovo governo e delle istituzioni verso liberalizzazioni, giovani e crescita economica tenga in considerazione anche il settore turistico alberghiero che incidendo per il 12% sul PIL nazionale risulta essere strategico per il nostro paese, soprattutto in previsione dell’aumento di turisti cinesi, indiani, brasiliani che secondo le Nazioni Unite inizieranno a viaggiare nel mondo nei prossimi 6/7 anni.
Ho sempre viaggiato molto per passione ed un giorno rimasi piacevolmente colpito quando un trentenne australiano a Spalato mi raccontò di come con la liquidazione e un pò di risparmi, fosse venuto in Croazia ad aprire un ostello e di come a distanza di anni, grazie al boom di turisti, fosse riuscito ad aprire anche un’altra struttura dando quindi vita ad una piccola catena di ostelli.
All’epoca, vista anche l’ingenuità data dalla giovane età, sognavo di poter tornare un giorno in Italia e provare ad emulare quel ragazzo australiano, purtroppo però quando pochi mesi fa, decisi effettivamente di informarmi in tal proposito, ecco che il sogno si scontrò violentemente con la triste realtà che avvolge il mondo dell’imprenditoria e dell’innovazione in Italia, nella fattispecie quella di Milano. Dal sito della Camera di Commercio di Milano ecco cosa serve per aprire un ostello nel nostro Paese:
Come si può ben notare, il concetto di ostello risulta ad appannaggio di enti o associazioni no profit e non può assolutamente, come negli altri paesi, essere considerata un’attività d’impresa volta al profitto slegata da finalità socio educative.
Come prova consiglio di cercare un ostello a Milano su siti come hostelbookers.com o hostelworld.com, rimarrete piacevolmente sorpresi nel notare come tutti i risultati indicizzati saranno degli hotel di bassa categoria (1/2 stelle) estremamenti lontani dall’idea di ostello.
Le ragioni di un’anomalia tutta italiana come questa sono facilmente intuibili: da un lato gli albergatori hanno sempre fatto pressioni affinchè non ci fosse una diretta concorrenza nel settore che spingesse i prezzi verso il basso, nonostante sia evidente come ciò genererebbe un aumento nei volumi del turismo di cui tutto il tessuto economico cittadino beneficierebbe.
Dall’altro lato invece l’offerta di posti letto a prezzi popolari è risultata essere una gallina dalle uova d’oro (per giunta esentassa ICI) per tutte quelle strutture, colonie, etc gestite dalle diocesi e dalle associazioni semi-caritatevoli che purtroppo a causa di un background culturale anacronistico e dei già menzionati limiti legislativi non sono mai riusciti ad essere in grado di uniformarsi alle esigenze di una nuova clientela internazionale .
Due esempi su tutti? L’obbligo di rientrare entro la mezzanotte pena notte all’addiaccio e il divieto di consumare alcolici nei bar della struttura, risulta difficile immaginare, per chiunque abbia alloggiato in ostelli europei, che un giovane backpacker australiano intento a girare l’Europa o un gruppo di americani alla ricerca di baldoria e divertimento siano in grado di comprendere ed accettare tali limitazioni.
Molto più semplicemente l’anno successivo questi turisti prediligeranno paesi con un’offerta più accattivante come la vicina Croazia, la Grecia o meglio ancora la Spagna, un paese che grazie ad un intelligente equilibrio tra prezzi e servizi nel 2011 ha fatto segnare un 7,8% in più di pernottamenti rispetto l’anno precedente, mentre l’Italia, pur mantenendo un valore assoluto piuttosto alto, è stato l’unico paese a mostrare una flessione del 1,2% rispetto al 2010 (fonte Eurostat).
Mi auguro con tutto il cuore che l’apparente sensibilità del nuovo governo e delle istituzioni verso liberalizzazioni, giovani e crescita economica tenga in considerazione anche il settore turistico alberghiero che incidendo per il 12% sul PIL nazionale risulta essere strategico per il nostro paese, soprattutto in previsione dell’aumento di turisti cinesi, indiani, brasiliani che secondo le Nazioni Unite inizieranno a viaggiare nel mondo nei prossimi 6/7 anni.
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Infatti a Milano, che io sappia, ce ne sono almeno 4 di ostelli, tra i quali l’Ostello Bello e lo Zebra Hostel.
Peraltro, diversamente da quanto affermi, non sono affatto attività no profit, non c’è alcun coprifuoco a mezzanotte ed è altresì possibile consumare alcolici.
Anch’io sono un gran viaggiatore e in quanto tale molto critico nei confronti dell’Italia. Ma se c’è una cosa che non tollero sono le persone che fanno critiche sterili come la tua, esprimendosi per frasi fatte e che sentenziano senza aver alcuna cognizione di causa.
http://www.ostellobello.com/it/hostelworld-ostello-bello-2nd-best-new-hostel-2011-worldwide/282/
http://www.ostellidilombardia.it/